P38 vs Måneskin: il vero anticonformismo contro la sua messa in scena
- Andreas Perugini
- 17 apr
- Tempo di lettura: 2 min

In un’epoca in cui l’anticonformismo è spesso ridotto a una strategia di marketing, esistono ancora artisti che sfidano davvero il sistema e lo fanno con coerenza. I P38, collettivo rap che ha fatto parlare di sé per la sua attitudine ribelle e senza compromessi, incarnano un’autenticità che contrasta nettamente con il conformismo travestito da trasgressione di gruppi come i Måneskin.
Un esempio lampante di questo contrasto è la canzone "Renault 4" dei P38. Il brano non si limita a provocare per il gusto dello scandalo, ma fa uso di un linguaggio che mescola simbolismo, politica e una chiara posizione antisistema. Non è il solito rap commerciale che ripete slogan vuoti o si limita a cavalcare il malcontento giovanile: i P38 riportano in auge la carica squisitamente sovversiva della musica, evocando un immaginario crudo e scomodo, capace di far riflettere e di sfidare le narrazioni dominanti e , naturalmente, di scandalizzare.
In un certo senso, e lo diciamo dalla posizione di fan moderati, dall’altro lato abbiamo i Måneskin, spesso dipinti come il volto nuovo dell’anticonformismo musicale italiano. Ma quanto è realmente ribelle una band che si limita a dire "Fuck Putin!" durante un concerto europeo, in un contesto in cui questa posizione è già perfettamente allineata con le dichiarazioni dei leader politici occidentali come Ursula von der Leyen o Mario Draghi? Un atto del genere, anziché essere una sfida al potere, è una rassicurante conferma della narrazione mainstream. Se i Måneskin avessero avuto il coraggio di urlarlo a Mosca, forse si sarebbe potuto parlare di un gesto realmente controcorrente, carico di sfida. Così com’è, invece, il loro presunto spirito ribelle risulta più che altro un accessorio estetico, utile a consolidare il brand della band piuttosto che a scuotere il sistema. Anzi, quale sistema disturberebbe? Il Putin dall’altra parte della barricata pronto a fare loro saltare i tubi del gas, o a mandare un drone spia a sorvolare la piscina?
L’anticonformismo di facciata è una merce che il mercato musicale sfrutta abilmente: capelli colorati, pantaloni di pelle e dichiarazioni indignate sui social network servono a vendere biglietti e costruire un’immagine “trasgressiva” che, però, non mette mai veramente in dubbio lo status quo. I P38, al contrario, si muovono su un piano completamente diverso: il loro messaggio non è studiato per compiacere, ma per disturbare. Il loro linguaggio e le loro tematiche sono scomode, difficili da digerire, e proprio per questo rappresentano una forma di vera ribellione artistica.
Il loro brano più noto, "Renault 4", fa esplicito riferimento al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978. Il titolo richiama l'auto in cui fu ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana. Il testo contiene versi come "Ti metto dentro una Renault 4. Brigate Rosse scritto sul contratto. Presidente, non mi sembra stanco. La metto dentro una Renault 4", che alludono direttamente all’omicidio.
In un panorama musicale dominato dall’omologazione mascherata da trasgressione, i P38 emergono ormai come una delle poche realtà capaci di incarnare uno spirito davvero rivoluzionario. Non cercano di piacere a tutti, non posso piacere tutti, non si inseriscono nel meccanismo del pop ribelle che non rischia nulla: fanno musica con l’intento di sovvertire, e in un mondo che premia la provocazione innocua e commercializzabile, questo è un atto di vera ribellione.
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