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  • Mi candido nel gruppo Italexit della lista Enzian

    Vi spiego in poche parole perché mi sono candidato nelle liste di Enzian. Sono un populista ed un sovranista nel senso buono ed autentico di questi due nobili termini che nulla hanno a che fare con la distorsione di significato imposta dai radical-chic che aborro decisamente. Da un anno appoggio Italexit che ho votato alle politiche alla Camera. Al Senato ho invece votato Italia Sovrana e Popolare. Se avessi potuto esprimere un altro voto avrei votato anche Vita. Come tutti saprete, le elezioni sono andate male per tutte le forze antisistema, che anche a causa del trucco delle elezioni anticipate a settembre hanno imposto una campagna elettorare assurda ad agosto. Per farla breve, il fronte antisistema è arrivato frammentato al voto ed è stato spazzato via. Non solo non sono entrate nuove forze, ma pure quelle esigue già presenti in Parlamento sono state cancellate. È stata una debacle. Siccome, come diceva Rousseau, non vivo ancora nella foresta con gli orsi, ritengo che avere un minimo di opposizione nel sistema sia assolutamente necessario. Per quanto abbia gioito della vittoria di Fratelli D'Italia che ha mandato all'opposizione Pd e Cinquestelle (e superato l'aberrante parentesi Draghi) non penso che FdI possa garantire i nostri diritti per il futuro. È già tanto se ha interrotto la spirale della discriminazione di Stato messa in atto da Conte, Draghi e dal Pd, ma alla conversione totale marca ormai poco. Un'opposizione e una rappresentanza politica è dunque necessaria nelle istituzioni anche se questo comporta, come ovvio, parecchi compromessi, come quello di candidarsi in una lista dove non mi posso necessariamente rispecchiare. Mi candido nel gruppo di Italexit nella lista di Enzian perché Enzian è l'unica forza presente in Consiglio Provinciale che ha dimostrato sul campo di difendere i principi fondamentali a cui aderisco e i diritti delle persone discriminate istituzionalmente. È anche la forza politica che ha permesso a Vita di partecipare alle elezioni politiche in Alto Adige. NON ENTRERO' IN ALCUNA POLEMICA CON LE FORZE POLITICHE E I MILITANTI FREEVAX CHE HANNO FATTO SCELTE DIVERSE DALLA MIA. Andreas Perugini, nato in Svizzera nel 1972. Risiede a Bolzano da quando aveva 6 anni. Dopo il Liceo Scientifico si è diplomato alla scuola di documentario Zelig ed ha frequentato Sociologia, indirizzo Comunicazione e mass media. Appassionato di musica e di cinema con una particolare passione per il cinema muto. Dagli anni ’90 lavora come libero professionista. È documentarista ed autore di videoclip musicali e video industriali. È presidente del Cineforum Bolzano. In passato suonava in un gruppo di musica minimalista, i Croma, con cui ha pubblicato il disco Discromatopsia, e in un gruppo Hardcore. Per Harlock, ha dato alle stampe il saggio breve Oltre il Male, dallo stato di natura allo stato politico o di cultura. Dopo aver lavorato per anni sia come dipendente che con sue società nel settore televisivo e in quello delle produzioni audiovisive, attualmente si guadagna da vivere lavorando come rilevatore statistico per Istat/Astat e i principali operatori del settore. Politicamente i temi che lo coinvolgono maggiormente sono legati alla libertà di espressione e ai diritti come quelli negati durante l’emergenza pandemica e i diritti degli animali. Lo appassiona anche il contrasto alle fakenews che, come studiato all’università, sono diffuse in massima parte dai governi e dai media mainstream. Per l’Alto Adige ritiene si debba contrastare il caro casa, la microcriminalità dilagante e, soprattutto, il dissesto della Sanità. Lo slogan: meno stato etico, più stato sociale. NON CREDO A NIENTE, MA SO ALCUNE COSE Qui il comunicato stampa di Italexit Alto Adige

  • La fake sulle fakenews di Facebook

    In questi giorni sta girando questo grafico che promuove la solita campagna anti social-network portata avanti dai media mainstream. Premetto subito due cose: 1) Si tratta anche questa di una (mezza) fake 2) Le fake sui social network certmente esistono, ma i maggiori generatori di fake sono di gran lunga i governi e i media mainstream. Tutti i media di massa hanno diffuso nei giorni scorsi la velina militare della morte dell’ammiraglio russo. Lo hanno fatto , come sempre, senza verifica e pur sapendo che la propaganda è scontata in tempo di guerra. Il giorno dopo, dopo la smentita del Cremlino, hanno ammesso implicitamente di aver divulgato la potenziale fakenews senza verifica, ovvero i professionisti dell’informazione hanno ammesso di fare ciò che nel tempo libero fa la gran parte degli utenti di Facebook. Naturalmente tra i media di massa che hanno divulgato la velina c’era anche Open che funge da fact-checker e dice a Facebook cosa possono o non possono pubblicare gli utenti di FB. Questo accade fin dal primo giorno di guerra quando i media di massa all’unisono hanno divulgato le immagini dei carri armati russi che schiacciavano le auto a Kiev dove ormai tutti sanno i Russi non sono mai arrivati. Chi ha studiato sa che le fakenews sono DA SEMPRE divulgate in massima parte dai governi e dai mass media. Chi ha studiato sa anche che da sempre in stragrande maggioranza (pochissime eccezioni come Il Fatto o la Verità) i giornali italiani sono controllati in perenne perdita da gruppi imprenditoriali che evidentemente non li controllano per fare business con l’informazione, come sarebbe legittimo, ma li controllano per controllare l’opinione pubblica, il che è molto meno legittimo. La notizia che ha ispirato la tabella è questa: (agi.it) 1) Rapporto è, dunque, della Commissione Europea (organismo politico molto discutibile) e di scarso controllo democratico e scarsa trasparenza (vedasi contratti censurati stipulati con le farmaceutiche). 2) Fake sulla disinformazione sulla salute? Ricordiamoci che l'ISS, da quanto emerge dalle carte del processo di Bergamo ha manipolato sistematicamente i dati omettendo sistematicamente anche quelli sui danni avversi del vaccino 3) Facebook personalmente mi ha censurato anche un articolo del Fatto Quotidiano etichettandolo come fake quando elencava solo gli slogan di piazza. Insomma, si tratta di un grafico disegnato partendo da rapporto elaborato da un organismo POLITICO di GOVERNO come la Commissione Europea (che, come si diceva, evidenzia oggettivi elementi di scarsa democraticità, controllo e trasparenza), elaborato con il preciso scopo di giustificare l'azione di CENSURA che intende adottare l'Europa nei prossimi anni con l'entrata in vigore il Digital Services Act. Le testate giornalistiche mainstream hanno poi estrapolato arbitrariamente i numeri assoluti citati autoreferenzialmente dalla Commissione stessa per portare avanti la loro personale campagna contro i social network (con l'ennesima evidente mancanza di correttezza dei dati assoluti messi sullo stesso piano e senza spiegare come vengono dedotti). Questo la dice lunga proprio su come nascano le fakenews prodotte, appunto, dai governi e divulgate principalmente dai media mainstream. Naturalmente poi queste fakenews le leggiamo anche sui social sulle bacheche di chi è convinto che La Repubblica dispensi informazione.

  • Sovranismo e populismo nel mondo e nella storia

    Attraverso OpenAI ho fatto generare questo testo dal titolo sopra citato. Non ho apportato una sola modifica neppure grammaticale o sintattica. È perfetto così. Quindi, ne abbiamo la prova provata, l'intelligenza artificiale si conferma già come nettamente superiore alle sedicente intellighenzia radical chic che usa il termine "populista" come sinonimo di "demagogo" e come insulto per quelli di destra, ignorando che il movimento populista fu quello dei comunisti presovietici. Savranista era invece lo stesso PCI antiatlantista e la sinistra tutta "no-global" fino al G8 di Genova per poi fare il salto della barricata e difendere l'importazione di schiavi dall'Africa per pagarci le pensioni. Sovranista fu pure l'icona Che Guevara: "Patria o muerte!", mica pizza e fichi. Aggiungo al testo che il più grande populista italiano dal dopoguerra ad oggi è stato Sandro Pertini.

  • Censura e sold out

    Chi ci segue conosce la storia del Cineforum Bolzano iniziata nel 1952 e sa che da almeno trent'anni ormai dedichiamo particolare attenzione ai film scomodi, sgraditi al potere o a qualche potentato o semplice prepotente. Sa dunque che in passato abbiamo proiettato Panther distribuito dal Leonkavallo, Citizen Berlusconi quando Travaglio era stato bandito da tutte le televisioni del regno, Vaxxed sugli effetti avversi dei vaccini, Il Segreto di Italia sui crimini delle bande partigiane, HardTime la rassegna pornografica, Submission il film sotto fatwa che costò la vita al povero Theo Van Gogh. Quest'anno il Cineforum Bolzano ha avuto l'onore di proiettare ben tre film, documentari per l'esattezza, che proprio grazie al fatto che hanno subito tentativi di censura, hanno registrato un record di pubblico. E così abbiamo riempito la nostra sala come non capitava ormai da anni, lasciando pure fuori le persone. Abbiamo iniziato con C'era una volta in Italia il film di denuncia sul dissesto della sanità italiana dell'amico Federico Greco che conosciamo da anni e che è stato il nostro direttore artistico del festival Borderlands, terre di confine ma anche autore del piccolo mockumentary Un Gesto Di Inutile e Immotivata Gentilezza realizzato dal Cineforum coi ragazzi del Liceo Pascoli. Federico Greco è stato anche l'autore del documentario Piigs sull'Euro, record di incassi nel 2017. Oggi, praticamente ogni giorno, C'era una volta in Italia registra un "tutto esaurito" nel totale silenzio dei media mainstream nonostante Roger Waters (ex leader dei Pink Floyd) faccia da testimonial del film collegandosi in teleconferenza durante le serate di proiezione. Abbiamo quindi proseguito con il film L'Urlo di Michelangelo Severgnini. Qui addirittura, cosa mai successa prima, neppure con Submission c'è capitato di ricevere telefonate che ci "informavano" che l'autore era stato diffidato dal proiettare il suo film sgradito alle ONG in quanto ne denuncia l'attività di sfruttamento dei fenomeni migratori. L'Urlo non viene neppure distribuito dalla produzione che teme ritorsioni e Severgnini viene continuamente accusato di essere un fascista e al Festival di Napoli la proiezione è stata interrotta da facinorosi militanti di sinistra. L'ultimo film proiettato è stato Invisibili di Paolo Cassina. Si tratta del film sugli effetti avversi dei vaccini Covid. Bassetti sul film ha gridato allo scandalo sostenendo che lui "non è per la censura, ma..." ed in effetti il film viene bellamente ignorato dai media nonostante riempia sistematicamente le sale dove viene proiettato. Ed è questa la costante: più qualcuno vuole cercare di impedire la visione di un film al prossimo, in barba alla democrazia e alla libertà di parola, più la gente vuole assolutamente vedere questo film non accettando l'imposizione del prepotente di turno, istituzione o gruppo politico che sia. Ed è così che si fa. Tutte e tre queste opere non sono state accettate ai festival, tutte e tre per ora non sono state comprate dalle TV, tutti e tre i film vengono ignorati dai media mainstream dimostrando ancora una volta, se ce ne fosse il bisogno, di quanto i giornalisti (fatte le dovute rare eccezioni) siano nel loro complesso conniventi e al servizio del potere. Questo ci riporta un dato di realtà: lo scarso grado di reale democrazia in cui versa l'Occidente. Ci siamo resi conto di essere molto meno liberi di quello che credevamo. A Federico, a Michelangelo e a Paolo quello che rimarrà per tutta la vita è di avere combattuto contro il sistema e di aver vinto collezionando un anno di proiezioni fantastiche con persone solidali con loro e partecipi della loro battaglia. Un anno che non sarebbe mai stato ripagato da qualche migliaio di euro di diritti televisivi. A noi del Cineforum rimane invece l'orgoglio di continuare a proiettare film sgraditi ai potenti e ai prepotenti.

  • Tecnocrazia e scientismo. La deriva verso il “fascismo 2.0” delpensiero unico politicamente corretto

    L’ANTIFASCISMO IN ASSENZA DI FASCISMO Dal dopoguerra ad oggi in Italia la Sinistra è andata avanti senza soluzione di continuità col tormentone del fascismo. Oggi i partiti che si rifanno all’ideologia fascista, sia pur con declinazioni antitetiche, sono Forza Nuova e Casa Pound. La prima ultra-conservatrice cristiana e tradizionalista, vicina al fascismo istituzionalizzato di massa, al fascismo dei Patti Lateranensi e delle Leggi Razziali. La seconda sociale, atea e movimentista, vicina ai periodi dello squadrismo e delle avanguardie degli albori e alla Repubblica Sociale del crepuscolo. Sono due forze politiche che assieme alle elezioni non arrivano all’1%. Peraltro i militanti delle due formazioni non si possono incontrare se non per prendersi letteralmente a schiaffoni. Come denuncia il Filosofo Fusaro, siamo in presenza di un antifascismo in assenza di fascismo. Il problema è però che per la Sinistra “fascista” non è mai stato solo chi si richiama al ventennio, bensì chiunque, in qualche modo, non condivida le sue idee. Per la Sinistra sei libero di esprimere le tue opinioni, purché non troppo distanti dalle loro. Per cui nella storia repubblicana italiana “fascisti”, di volta involta, per la Sinistra sono stati i democristiani, i socialisti, i berlusconiani, i leghisti e per ultimi i grillini. Per la Sinistra è fascista chiunque non condivida le sue balzane idee o la pensi un po’ troppo diversamente rispetto alle sue ferree convinzioni. Come scrisse genialmente Ennio Flaiano: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”. Per quanto mi riguarda io sono così antifascista, ma così antifascista, che sono anti-antifascista. LE RADICI DELLO STATO ETICO Questo vizietto autoritario dell’accusare gli avversari di fascismo non è solo un vecchio retaggio dello stalinismo ma, in realtà, è proprio radicato nell’ideologia del comunismo fin dal pensiero di Marx. Dalla teorizzazione del partito guida, della dittatura del proletariato, della feccia del sottoproletariato, all’avanguardia rivoluzionaria di Lenin e dalla sua convinzione che la coscienza di classe non potesse realizzarsi spontaneamente ma solo guidata dalla leadership. Passando, naturalmente, dalla messa fuori legge dei menscevichi da parte dei bolscevichi un anno prima dell’avvento di Stalin. Insomma, il comunismo non è mai stato democratico tanto che il fascismo in Italia è stato sconfitto principalmente dagli Alleati, ma anche da una maggioranza di partigiani (escludendo pure quelli della venticinquesima ora) che combattevano al motto di “Viva la libertà! Viva Stalin!” e che non presero troppo di buon grado il modello di democrazia occidentale che si affermò in Italia dopo il ventennio fascista. LE RADICI RECISE Tutto questo solo per ricordare brevemente quali siano le radici dei sedicenti democratici di oggi. Si dice che in Italia non si sia mai avviata seriamente, come in Germania, una riflessione sul passato fascista del Paese. Certo, purtroppo però non si è mai avviata neppure una seria riflessione sulle radici antidemocratiche della Sinistra. Al liceo il professore insegnava che per Marx la dittatura del proletariato era una metafora. E questa mancata analisi ci porta oggi ad un punto nodale: la crisi democratica e la sospensione delle libertà. La Sinistra ha reciso prima le sue radici populiste, quelle che affondavano nella Sinistra russa pre-sovietica e che mettevano al centro del suo pensiero il popolo, appunto, e non l’intellighenzia e la leadership politica, per poi recidere anche le radici sovraniste. Ricordate il Che Guevara de “Patria o muerte!”? Qualcuno forse ricorderà anche che il PCI era anti-atlantista e la Sinistra Alternativa ed extraparlamentare era no-global. Il testo di riferimento degli anni 2000 era Impero, di Toni Negri, dove ad esempio vi si legge: “Il concetto di Impero è caratterizzato, soprattutto, dalla mancanza di confini: il potere dell'Impero non ha limiti. In primo luogo, allora, il concetto di Impero indica un regime che di fatto si estende all'intero pianeta, o che dirige l'intero mondo «civilizzato». Nessun confine territoriale limita il suo regno. In secondo luogo, il concetto di Impero non rimanda a un regime storicamente determinato che trae la propria origine da una conquista ma, piuttosto, a un ordine che, sospendendo la storia, cristallizza l'ordine attuale delle cose per l'eternità. Dal punto di vista dell'Impero questo è, a un tempo, il modo in cui le cose andranno per sempre e il modo in cui sono sempre state concepite. In altri termini, l'Impero non rappresenta il suo potere come un momento storicamente transitorio, bensì come un regime che non possiede limiti temporali e che, in tal senso, si trova al di fuori della storia o alla sua fine. In terzo luogo, il potere dell'Impero agisce su tutti i livelli dell'ordine sociale, penetrando nelle sue profondità. L'Impero non solo amministra un territorio e una popolazione, ma vuole creare il mondo reale in cui abita. Non si limita a regolare le interazioni umane, ma cerca di dominare direttamente la natura umana. L'oggetto del suo potere è la totalità della vita sociale; in tal modo, l'Impero costituisce la forma paradigmatica del biopotere. Infine, benché l'agire effettivo dell'Impero sia continuamente immerso nel sangue, il suo concetto è consacrato alla pace - una pace perpetua e universale fuori dalla storia.” LA MUTAZIONE GENETICA In sostanza la Sinistra, dopo il 2000, ha accelerato il processo di mutazione genetica passando dall’essere populista e antiglobalista a radical-chic e globalista. Dopo gli scontri del G8 di Genova ha letteralmente fatto il salto della barricata abbracciando le istanze del capitalismo a partire dalla teoria di un mondo senza confini (idea priva di fondamento sia storico che biologico, ma compatibile col disegno dell’Impero) dove le masse proletarie si possono muovere liberamente e possibilmente per essere sfruttate (ci pagano le pensioni e fanno lavori che noi non vogliamo più fare). Quindi oggi per la Sinistra, o quel che ne rimane, il sistema capitalista non va più abbattuto e superato, e neppure riformato, ma va conservato attraverso lo sfruttamento dei più deboli: le masse migranti da mettere in competizione diretta con le fasce più deboli della società. Dunque, la Sinistra è diventata liberale? No, e qui sta il vero problema! La Sinistra si è trasformata, ma in qualcosa di nuovo. Se per i liberali lo stato si deve ispirare al minimalismo etico, ecco che invece la Sinistra ha interiorizzato le istanze del capitalismo ma nella cornice del pensiero dello stato etico hegeliano che sta alla base sia del comunismo che del fascismo e delle teocrazie. Lo stato è fonte morale ed educa l’individuo, fondamentalmente concepito come un bambino incapace di intendere e volere, indicandogli, come un padre, la retta via: ciò che è bene e ciò che è male. È il modello della Cina moderna: comunista e capitalista al tempo stesso. Per la Sinistra, nel frattempo sedicente democratica, dunque l’individuo continua a non essere il centro dell’interesse. La sua libertà va condizionata. Subordinata ad un bene superiore e collettivo. Una delle massime che ultimamente vanno più in voga è la storpiatura della citazione di Martin Luther King: “La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri”. Una frase che è un puro obbrobrio. In realtà il reverendo militante dei diritti civili degli Afroamericani disse una cosa molto diversa, ovvero: “La mia libertà finisce dove comincia la vostra”. E si riferiva chiaramente, in modo critico, al sistema di apartheid che discriminava la sua gente e che vigeva in Usa ancora negli anni ’60. Per il pensiero liberale, invece, ognuno deve mantenere la possibilità di esercitare la propria libertà senza che qualcuno gli imponga di pensare o fare cose che lui non condivide. Punto. Più ampia è la libertà goduta dal singolo individuo e maggiore è la libertà di tutta la società, che è la comunità degli individui, non un’entità superiore. La dittatura della maggioranza rimane un abominio che nulla ha a che fare con la democrazia. Si dirà: “Ma la Sinistra, o meglio, il pensiero unico politicamente corretto in cui si è declinata nell’ultimo ventennio facendo prendere forma a forze politiche quali il Partito Democratico italiano e il renzismo, il macronismo francese e le varie formazioni europeiste sparse per il continente, sono sempre in prima linea per la difesa dei diritti!” No! Non è così! Promuovono i diritti LGBT, quelli dell’immigrazione senza regole, divorzio ed aborto, sicuramente cavalli di battaglia di colore opposto della destra conservatrice. Condividono queste istanze con i liberali storici. Ma si fermano lì. Non lo fanno perché riconoscono come primari i diritti individuali, bensì perché mirano alla nuclearizzazione della società, minando alla base la famiglia che si frappone fra l’individuo e lo Stato, o meglio, l’Impero. Basti pensare, infatti, alle posizioni relative alla pornografia o alla libertà di espressione. La pornografia è vietata in tutte le dittature di qualsiasi colore politico e di certo non è ben vista dal pensiero unico politicamente corretto che infiltrato di “femminismo paternalista”, come lo definisco io (ovvero quel femminismo etico e non libertario e di stampo catto-comunista, in Italia maggioritario), è ossessionato dal corpo della danna e dai relativi impulsi censori come lo sono i preti della dottrina cattolica. Lo spiega bene Pietro Adamo nel suo libro “La pornografia e i suoi nemici”: “La critica femminista al porno rappresenta una sfida interessante per tutti coloro che avversano (quasi) ogni censura in nome del principio della libertà d’espressione e dell’ideale della società aperta.”. Ma la libertà di espressione non si limita certo alla sola pornografia che ne rappresenta solo l’estrema avanguardia. La libertà di espressione passa anche dai social network dove le masse hanno scoperto di poter esprimersi liberamente arrivando a criticare aspramente i leader politici come mai avevano sperimentato di poter fare prima. Fino ad arrivare al vero e proprio insulto. E si badi bene, l’insulto ad un leader politico, ad un personaggio pubblico, nel diritto occidentale è ben codificato nella sua liceità. Negli ultimi due anni questa libertà di espressione ha però subito una serie di attacchi senza precedenti. In Italia hanno introdotto la Commissione Segre sull’hate speech. La Sinistra che per mezzo secolo ha usato l’odio della piazza e l’insulto come consueto strumento di lotta politica oggi, non riuscendo ad infiltrare i social network, cerca di controllarli e censurarli ribaltando ancora il paradigma. Come un Grande Fratello orwelliano o come ne Il Mondo Nuovo di Huxley si vuole ora abolire il sentimento umano dell’odio. Anche qui inutile ricordare che oltre dieci anni fa fu Berlusconi a coniare lo slogan del Partito dell’Amore (la destra) contro il Partito dell’Odio (la sinistra). Lo fece dopo essersi preso in fronte una statuetta del duomo di Milano lanciatagli da un invasato, a suo dire, armato dal clima d’odio innescato dalla Sinistra. Gli insulti a Berlusconi erano comunque all’ordine del giorno: l’immancabile “fascista”, ovviamente, ma anche “nano puttaniere” (come amava definito uno degli attuali membri della segreteria del Pd altoatesino). Poi sappiamo, in effetti, come finì la storia del Partito dell’Amore, tra bunga bunga e olgettine. IL POTERE DELLE MULTINAZIONALI NELL’IMPERO Ma più delle commissioni politiche buoniste partorite dai sedicenti democratici nostrani, per la censura sono risultati molto più efficaci gli interventi diretti delle multinazionali americane ovviamente accolti dal democratico plauso radical-chic. Negli ultimi mesi, Twitter e Facebook, che hanno il quasi monopolio dei social network occidentali, con decisioni gravissime e senza precedenti, si sono messi a censurare addirittura il presidente degli Stati Uniti. Prima gli censuravano i messaggi dove semplicemente sosteneva di essere guarito dal covid e dunque di essere immune (cosa non solo relativa al suo personale stato di salute ma, a mio avvio fuori discussione) e, in un crescendo autoritario, sono arrivati a bannarlo definitivamente dalle piattaforme. Secondo l’insindacabile giudizio delle multinazionali americane il presidente in carica non ha più diritto di parola. E così non ha diritto di esistere più neppure il social network Parler la cui applicazione è stata rimossa dagli store di Google ed Apple e i cui server sono stati “spenti” da Amazon. La colpa di Parler è quella di essere stata scelta dai sostenitori di Trump come alternativa a Facebook e Twitter. La censura delle multinazionali contro il presidente americano segue di pochi mesi l’avvio di una campagna di repulisti contro le fakenews e l’hate speech. Va qui necessariamente ricordato che i più grandi divulgatori di fake news rimangono i governi e i media mainstream come riportano da sempre tutti i manuali di sociologia e scienze della comunicazione, almeno fino a quando non verranno orwellianamente riscritti. La post-verità, altro termine di cui è stato completamente riscritta la definizione, oggi è che le fake news sono prodotte su internet, dal basso. Mentre sappiamo che la realtà è esattamente il contrario: in prevalenza vengono prodotte dall’alto verso il basso della piramide sociale. Solo ad esempio, una delle più grandi e devastanti fake news della storia è stata quella delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. E non è certo nata su internet. È stata mossa una guerra sulla base di quella bufala. Oggi come fake news vengono bollate non solo le notizie dei brogli elettorali americani (che peraltro ci sono sempre stati, dall’elezione di Bush Jr. che ha probabilmente frodato Al Gore in Florida nel 2000, alle primarie tra la Clinton e Sanders nel 2016, dove al candidato socialista venivano sottratti voti e delegati come caramelle ai bambini, come spiega bene- dal minuto 42- il bel documentario di Michael Moore Fahrenheit 11/9) ma anche tutte le notizie e i post critici sulle politiche di contrasto al covid19 e sui vaccini. Ecco dunque che, dopo i profili dei militanti e i siti di Casa Pound, vengono cancellati da Facebook tutta una serie di pagine e gruppi social free o no-vax. Ma anche gruppi social locali che trattavano genericamente di attualità come accaduto a #BolzanoinComune il più grande gruppo social operativo a Bolzano, la mia città. Cancellazioni senza preavviso e senza appello, naturalmente, perpetrate nel più totale disprezzo democratico. CPI nel frattempo è ricorsa in tribunale. Ha vinto la causa, ma i profili non sono stati ripristinati, né sono stati versati i risarcimenti decretati dalle sentenze italiane. Le multinazionali americane tendono a non rispettare le sentenze dei tribunali della periferia dell’Impero. COL COVID ABBIAMO SCIMMIOTTATO IL MODELLO CINESE A tutto quanto sopra riportato si aggiunge l’emergenza epidemica del 2020. Questa ha rappresentato all’eccellenza quel nemico esterno, fino ad ora rappresentato dal terrorismo islamico e che serve a rafforzare lo stato. La guerra contro il nemico alle porte o, ancor meglio, contro il subdolo nemico che si annida tra di noi. La vulgata mediatica ha “raccontato” (i giornalisti utilizzano proprio questo termine tecnico, parlano di “raccontare”, non di “informare”) che il virus dalla Cina è arrivato in Italia e dall’Italia ha contagiato l’intero Occidente passando dall’Europa agli Usa. L’Italia è stata vista per settimane come l’untore ufficiale dell’Occidente. Oggi noi sappiamo che il virus era già ben diffuso in Europa da mesi prima. Mentre il Premier Conte sosteneva che non avrebbe ridotto l’Italia in un lazzaretto i governatori di destra del nord, secondo il solito consolidato copione del settarismo, accusavano il governo di inerzia e si abbandonavano a sceneggiate napoletane e mascherate varie come quelle del governatore lombardo Attilio “Mascherina Kid” Fontana. Nel mentre i media amplificavano ogni starnuto di orientale registrato sul territorio nazionale contribuendo al montare del panico e dell’isteria collettiva. Tutti i leader occidentali inizialmente hanno cercato di non cedere al panico, salvo poi franare completamente: sono caduti uno dopo l’altro come birilli travolti dalla pressione delle opinioni pubbliche nazionali che chiedevano sicurezza aizzate dalle forze di opposizione. La mia convinzione è che l’Italia non abbia affatto esportato il covid, bensì abbia esportato la paura. Per controllare il panico montato abbiamo quindi fatto nostro il modello cinese di gestione dell’epidemia. Un modello di uno stato autoritario avulso dalla tradizione liberale occidentale. E questo è avvenuto forse proprio perché al governo del Paese il Partito Democratico condivide le stesse radici di stato etico. Ricordate? L’Europa ha così ceduto al panico e, con una modalità senza precedenti, sono stati sospesi i diritti individuali dei cittadini ai quali per decreto è stata tolta la libertà di movimento e il diritto al lavoro e di studio, sono stati imposti comportamenti come la “distanza sociale” (che sarebbe “distanza fisica” ma che bene descrive certe degenerazioni anche intellettuali), il coprifuoco, le mascherine, ecc. ecc. . Una democrazia liberale aveva il dovere di rispondere all’emergenza epidemica attraverso ben altri modelli di riferimento che non fossero quelli dell’autoritarismo cinese e della demagogia. Con il Covid è stato realizzato quanto non erano riusciti a fare con la strumentalizzazione del terrorismo islamico (questo un cavallo di battaglia soprattutto della destra) minando alle basi le fondamenta stesse delle nostre democrazie: la libertà e il diritto di espressione. LA DERIVA VERSO IL FASCISMO 2.0 Oggi è in atto una vera e propria deriva antidemocratica di stampo tecnocratico e scientista. Il presidente degli Stati Uniti è stato imbavagliato. I social network hanno messo in atto una radicale campagna censoria. Ai cittadini non sono più garantiti i diritti costituzionali. Tutto questo con il silenzio e il tradimento degli intellettuali come denunciato da Francesco Benozzo, con la complicità di certa sedicente intellighenzia da salotto che si è letteralmente sbrodolata addosso e di politici sedicenti democratici che con la crisi hanno finalmente mostrato il loro vero volto autoritario. Sono decine le esternazioni di stampo antidemocratico nella tv o sulla stampa italiana. Ormai non si contano quasi più. Altro che commissione Segre e hate speech sui social network! Qui abbiamo i campioni della comunicazione mainstream e i campioni della democrazia in prima linea ad esternare concetti aberranti e ad insultare i cittadini. Sì perché il disprezzo per il popolo rimane centrale nel paradigma del pensiero unico politicamente corretto. Nel film La Crisi di Coline Serrau uno splendido dialogo descrive bene questo atteggiamento radical-chic. Parafrasando: “Facile non essere razzisti se si abita al Parioli piuttosto che all’Esquilino”. È il fenomeno dell’oicofobia come definita da Alain Finkielkraut: l’odio per la casa natale, l’autorazzismo. I radical-chic amano i popoli lontani, non amano il popolo. Amano l’Umanità, è la gente che non sopportano. Lo dimostra bene il delirante monologo di Saviano a diMartedì nel 2018 dove di fatto avalla le fantomatiche teorie del piano Kalergi per la sostituzione etnica e paccottiglia simile sostenendo che gli immigrati africani arrivano al Sud in territori svuotati dall’immigrazione fungendo da nuovo sangue vitale per il territorio orfano di persone a loro volta migrate alla ricerca di migliori condizioni di vita. Non si capisce bene perché secondo Saviano bisogna assecondare questo fenomeno invece che cercare di tamponare l’emorragia di 200.000 Italiani, soprattutto giovani e soprattuto scolarizzati, costretti ad emigrare, per farli sostituire sul territorio da 200.000 Africani poco scolarizzati. Ci servono braccia al posto dei cervelli? O si tratta di un semplice autorazzismo anti-italiano? Va detto che il pensiero unico politicamente corretto è da un decennio almeno che accarezza le idee più reazionarie. Non abbiamo solo lo slogan “La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri” che sembra uno degli slogan del Socing, ma anche “La scienza non è democratica”, bestialità con cui è diventato famoso Burioni. È il suo “miglior” contributo alla scienza. Se la scienza non è democratica e se ora a dettare le scelte politiche sono i comitati tecnico-scientifici, cosa succede? Succede che topi da laboratorio assurti a guru decidono per te e su di te per un atto di fede che tu sei stato indotto a fare per la paura che ti hanno instillato. Succede che sarai indotto a pensare che la libertà non è tua per diritto naturale, ma una gentile concessione dello Stato e in ginocchio chiederai che ti venga iniettata qualsiasi cosa per poterla riottenere quella libertà perduta o che tu sia vincolato da qualsiasi tessera o tesserino per potere tornare a circolare liberamente. L’immunologa Antonella Viola, ospite fissa della Gruber, in un post su facebook scrive: “Il coprifuoco non ha una ragione scientifica, ma serve a ricordarci che dobbiamo fare delle rinunce, che il superfluo va tagliato, che la nostra vita dovrà limitarsi all’essenziale: lavoro, scuola, relazioni affettive strette. Oggi l’unica cosa che mi sento di fare è lanciare un appello ai cittadini: diamo un senso a questi sacrifici!”. Ecco, appunto, palesarsi lo stato etico, fonte morale di insegnamento e punizioni dell’individuo. Il danno politico e culturale è gravissimo. “Quindi adesso, per molti, violare il diritto di espressione si può fare, se l'opinione vi riusciva antipatica. Violare il diritto di movimento si può fare, se chi voleva muoversi andava dove non vi piaceva andasse. Frantumare il diritto all'inviolabilità del corpo è lecito, se "quello lì" non vuole prendere la medicina che secondo voi gli fa bene. Sospendere le garanzie costituzionali si può fare, se vi dicono che c'è in giro una brutta malattia. Coinvolgere le persone in eventi contingenti, come questo ban di Trump o come la manfrina sulla "super emergenza sanitaria mammaiuto" è precisamente il metodo con cui si cancellano i diritti e le garanzie. Ti rifilano la cazzata emotiva del momento e tu strilli: "han fatto bene!", accettando che quelle manganellate siano "legittime" solo perché la ha prese qualcuno che ti stava sui coglioni. Così si è affermato il nazismo, così si è affermato il fascismo, così si sono affermate tutte le forme di dittatura colpevoli dei peggiori crimini contro l'umanità della storia. Piantatela di abboccare come ebeti: quando svaniscono diritti e garanzie, non svaniscono solo per i complottisti / i novax / gli zingari / gli immigrati / gli ebrei / metticichitipare: svaniscono per tutti, anche per te.” [Stefano Re] La tecnocrazia e lo scientismo promossi dal pensiero unico politicamente corretto non sono mai stati così forti come in questo periodo. Ma il pensiero unico politicamente corretto attraverso i suoi vari esponenti come, ad esempio Umberto Galimberti, ha già teorizzato l’abolizione del suffragio universale, come dopo la Brexit. Come si può tollerare che tutti i cittadini possano decidere su una cosa di tale portata? Fabrizio Rondolino, direttore de L’Unità, afferma “Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”. Più chiaro di così! Sempre di più sostengono che per avere diritto al voto bisogna possedere una serie di requisiti culturali. In caso contrario questo diritto deve essere negato a chi non li possiede. Il giornalista inviato in Usa del TG2 descriveva l’elettorato di Trump come “bianco e di bassa cultura”. Quello di Obama lo avrebbe definito “Afroamericano e proveniente dalle fasce più deboli della società, finalmente emancipato”. Ma un tempo il giornalista radical-chic di oggi, con meno disprezzo e probabilmente addirittura con somma reverenza, avrebbe semplicemente parlato di “classe operaia”. L’elettorato di Trump è la classe operaia (non solo quella, naturalmente, ma di quella parlava il TG2). Insomma, oggi ai radical chic il popolo fa un certo schifo. E se la Sinistra un tempo si era battuta per il suffragio universale e per l’emancipazione delle masse popolari, ecco che, scopriamo oggi, si era sbagliata. Contrordine Compagni! Aboliamolo il suffragio universale! È c’è pure chi va oltre. Non solo agli ignoranti andrebbe impedito di votare, ma non dovrebbero neppure esprimersi liberamente. La Commissione Segre serve per educare il popolo contro l’odio, ma il problema è che il popolo si esprime anche senza odio e soprattutto senza competenza sulla piazza virtuale di internet. Un’altra vulgata sta prendendo sempre più piede: nessuno dovrebbe esprimersi su argomenti che non conosce approfonditamente. Cade il ponte di Genova? È affare degli ingegneri! Si parla di obbligo vaccinale? Solo i medici possono parlarne e importi o meno la cura! E così via… In pratica nessuno avrebbe più il diritto di parlare di nulla se non del proprio lavoro o di dove andare a mangiare il fine settimana. E pensare che un tempo ci hanno fatto votare addirittura su aborto e nucleare: che abomino! Quindi, in estrema sintesi: niente più libertà di movimento, imposizione della “distanza sociale”, coprifuoco, mascherina sulla bocca, casa-lavoro, niente piccoli negozi, niente scuola, niente visita parenti, niente feste, niente sport, niente cultura e spettacoli e socialità in generale. Poi ancora, niente più libertà di espressione, niente più voto. Qualcuno, ovviamente, lo ha già teorizzato: vuoi continuare a fare figli? Non puoi farlo se non ti vaccini e se non hai un certo livello di istruzione o un certo livello di quoziente di intelligenza o di reddito. Sì, perché loro sono democratici, credono nella scienza, e non tollerano i fascisti, i negazionisti, i no-vax, i terrapiattisti e il popolo di noi ignoranti.

  • Femminicidio: i dati reali smontano propaganda e fakenews istituzionali

    Da qualche anno media, opinion leader ed esponenti della cosiddetta intellighenzia non fanno che lanciare appelli e denunce riguardo una presunta recrudescenza del cosiddetto femminicidio e della violenza di genere. La tesi di fondo è quella di una violenza coltivata in un humus culturale pregno di cultura patriarcale e maschilista. Il fenomeno viene letteralmente presentato ai massimi livelli anche istituzionali come “Emergenza nazionale Femminicidio”, come recitava il sottopancia di un’intervista Sky con il ministro alla Giustizia Bonafede e un’altra intervista ancora in cui si parlava addirittura di una “strage” in atto. Lungi da me sostenere che la nostra cultura sia scevra da qualsiasi forma di maschilismo e violenza. Mi permetto però di sottolineare un paio di fatti: – La violenza in generale e la violenza di genere non aumentano, ma diminuiscono; – Gli uomini uccidono le donne come le donne uccidono i bambini. Sono sicuro che queste due affermazioni faranno sobbalzare la maggior parte delle persone e ciò la dice lunga sull’informazione distorta che quotidianamente incide sulla nostra percezione della realtà. Ma andiamo con ordine. In Italia, come in Europa, dal dopoguerra ad oggi, la violenza criminale è costantemente diminuita. La società italiana degli anni ’50 era generalmente molto più insicura e dura di quella di oggi. Era, naturalmente, anche assai più maschilista. Non solo furti e rapine, ma pure le violenze domestiche contro donne e bambini sono drasticamente ridotte. Quello che aumenta sono invece le denunce e la presa di coscienza sociale di questo tipo di violenza che non viene più omertosamente tollerata. L’aumento delle denunce e la maggiore presenza mediatica restituiscono però al cittadino la percezione sbagliata di un incremento del crimine. I reati più efferati come gli omicidi, che per gravità non hanno mai subito derubricazioni e difficilmente possono non risultare nella casistica criminale, ci mostrano inequivocabilmente che la violenza della nostra società si è ridotta. Ad esempio, se nel 1992 c’erano stati in Italia 1.275 omicidi, nel 2010 si registrano appena 466. A questo fatto va aggiunta un’altra considerazione. Troppo spesso le fonti di questi articoli e di questi reportage non sono attendibili come l’Istat o il Ministero dell’Interno. I dati provengono quasi esclusivamente dall’Osservatorio dell’associazione Telefono Rosa e altre associazioni in difesa della donna che annualmente producono report basati sull’analisi dell’incidenza di certi reati sui media. Il metodo, ovviamente, non è affatto scientifico e produce risultati non già in base alla reale frequenza dei reati, ma in relazione all’esposizione mediatica degli stessi. È chiaro che più i media parlano di un fenomeno, più noi abbiamo la percezione che questo conosca una incremento reale, quando invece significa solo che tale fenomeno viene maggiormente trattato. Si entra quindi in un circolo vizioso per cui più la società viene sensibilizzata contro la violenza sulle donne, più sembrerebbe che la violenza stessa aumenti quando invece è vero il contrario. Altro metodo usato è il numero dei contatti diretti agli sportelli di aiuto. E anche qui, naturalmente, non significa che la violenza sia in aumento, ma che molte più donne escono dalla coltre del silenzio e dell’omertà. La cosa grave è che, a questi report redatti in modo così scientificamente scorretto, attingono addirittura le specifiche Commissioni Parlamentari che, infatti, alla fine producono documenti a dir poco imbarazzanti per il pressapochismo che li contraddistingue. Esemplari in questo senso le oltre 400 confuse pagine della relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, in cui si cita ben 136 volte la parola “femminicidi/o”, si continua a darne l’esatta definizione, salvo poi confondere i dati con quelli dei “semplici” omicidi di donne, senza riuscire mai a fornire il numero esatto dei veri femminicidi registrati in un anno. Relazione in cui, appunto, si cita quanto riportato dalla Casa delle donne, con la micidiale postilla “Dati raccolti sulla stampa”. Nell’ottobre del 2018, il quotidiano locale Alto Adige lancia l’allarme di Bolzano terza città di Italia per casi di violenza sulle donne. Essendo una città relativamente tranquilla e sempre al top nelle classifiche sulla vivibilità, indirettamente, il giornale faceva intendere che nel capoluogo altoatesino si registrasse un particolare odio contro il genere femminile. Altrimenti, come spiegare questa discrepanza dei dati citati? Ebbene, per chi non è completamente estraneo alla statistica e alla sociologia è chiaro che il numero di denunce non registra il numero di reati, bensì solo il numero di denunce stesse. Quindi, allo stesso modo, se a Crotone si registrano meno denunce per furto rispetto ad Asti, questo non significa affatto che i reati siano realmente minori. Paradossalmente, il dato di Bolzano, dove si denunciano più violenze sulle donne che altrove, è positivo perché, assai probabilmente, significa che la rete sociale della solidarietà contro la violenza sulle donne e la lotta a questi ignobili crimini da parte delle forze dell’ordine sono più efficaci che altrove. Come già detto sopra, la cartina di tornasole dell’omicidio – il più efferato dei reati – ci riporta come andamento una diminuzione non graduale negli anni ma proprio esponenziale, drastica. Non esiste nessun motivo che possa giustificare gli allarmismi di una recrudescenza della violenza. Questo vale appunto in generale, ma anche nello specifico della violenza di genere. Gli omicidi di donne sono un fenomeno stabile, tendenzialmente in calo qualsiasi sia l’anno preso come riferimento: oscillano fra i 160 (1998) e i 131 (2010). Non c’è bisogno di inventare cifre balzane e di firmare appelli alla creazione di “task force” ministeriali, e commissioni parlamentari, per sapere che i colpevoli vanno arrestati, perseguiti, condannati severamente. Le leggi già ci sono. Linda Laura Sabbadini, che ha diretto le indagini Istat del 2006 e anche quella del 2014 con un gruppo di donne, spiega: “Questo è il momento migliore per agire con politiche mirate e adeguate, per sostenere con forza i Centri Antiviolenza, le operatrici e operatori dei servizi anche delle forze dell’ordine e sviluppare l’educazione alle relazioni tra i generi nelle scuole, oltre a far capire che uscire dalla violenza si può e come”. Perché, rispetto all’indagine precedente, quella del 2006, “qualcosa sta cambiando. La violenza contro le donne sta diminuendo in tutte le sue forme, fisica, sessuale, psicologica anche se quella meno grave. Più donne considerano la violenza subita un reato, niente affatto ineluttabile, il che vuol dire che abbiamo segnali di maggiore consapevolezza femminile. Potrebbe essere che più donne interrompono la relazione con il violento prima che la situazione precipiti. Aumentano anche le denunce, pur sempre però una piccola percentuale, e cresce il numero di donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza. Ma aumenta la gravità della violenza e la percentuale di donne che hanno avuto paura per la loro vita e si mantiene lo zoccolo duro di stupri e femminicidi.” Una volta stabilito che non esiste alcun fenomeno di recrudescenza della violenza contro le donne, passiamo alla seconda e più dura delle affermazioni sopra riportate. Cosa significa “Gli uomini uccidono le donne come le donne uccidono i bambini”? La violenza, compresa quella di genere, è soprattutto una questione di potere. “Le donne sono più spesso vittime della violenza non perché siano meno ‘cattive’ o più ‘buone’ degli uomini, ma perché storicamente si sono sempre trovate nella situazione di debolezza. Scontano secoli di sottomissione, interiorizzata da chi la esercita e da chi la subisce.Più deboli di loro ci sono solo i figli, spesso considerati l’unico ambito su cui si esprime il loro potere. E infatti a volte le madri uccidono i figli. Anche per ‘vendicarsi’ dei mariti”, come sottolinea la filosofa Iris Murdoch. Le statistiche dell’ Ami (Associazione Matrimonialisti Italiani), che prendono in esame i dati dell’ISTAT (www.istat.it), riportano che dal 1970 al 2008 si siano consumati 378 infanticidi, con la media di circa 9,9 all’anno. Gli autori degli infanticidi (da zero a sei anni) sono nel 90% dei casi le madri. Dal 2001 al 2008, vi sono stati 58 infanticidi commessi dalle madri. Si tratta di 58 infanticidi in 7 anni, ovvero 8,28 infanticidi all’anno, ma il numero è sempre in declino (sono stati 3 nel 2010, 2 nel 2011, e 2 nel 2012), da quando è entrata in vigore la legge sul così detto parto anonimo (DPR 396/2000, art. 30, comma 2). Altre statistiche criminologiche, nello specifico del fenomeno del figlicidio, mostrano dati meno sbilanciati sulle donne. Su un totale di eventi omicidiari pari a 223, all’interno dei quali si ritrovano coinvolti 233 autori, il 45,9% sono maschi ed il 54,1% sono femmine e 258 vittime, delle quali il 51,9% sono maschi e il 48,1% sono femmine. Comunque sia, questi dati dimostrano inequivocabilmente come la violenza femminile si concentri sui bambini, essendo questi più esposti alle donne a livello temporale rispetto agli uomini (esattamente come le donne hanno una più alta possibilità di essere uccise in famiglia che da uno sconosciuto), ed essendo fisicamente più vulnerabili alla forza fisica delle stesse, cosa che generalmente non si realizza con gli uomini adulti. Le donne uccidono meno gli uomini perché sono fisicamente, non tanto moralmente o culturalmente, meno portate a farlo. Le donne uccidono maggiormente i bambini per gli stessi motivi. Le donne uccidono percentualmente più donne che uomini, sempre per gli stessi motivi. Infatti, le donne assassine uccidono nel 39% dei casi donne, e nel 61% dei casi uomini. Gli uomini assassini uccidono nel 31% dei casi donne, e nel 69% dei casi uomini. Naturalmente, questo non significa che non ci si debba impegnare in campagne contro la violenza, che rimane fenomeno endemico e da debellare per quanto possibile, ma bisogna stare attenti agli allarmismi che direttamente o indirettamente ci spingono a credere che la nostra società stia diventando sempre più insicura e violenta quando è palesemente vero il contrario. Ma alla fine, allora, quanti sono i femminicidi veri e propri in Italia? Purtroppo, per rispondere a questa domanda, non ci si può informare sui media, neppure su quelli mainstream. Leggendo “l’Espresso”, ad esempio, la disinformazione regna sovrana e così, nell’elenco sottostante al grande titolo “Femmiicidi”, si trova pure la povera Desiree, uccisa dai suoi spacciatori, o Maria Oberhollenzer, morta a causa di una pratica erotica estrema. La postilla “donne uccise in Italia” dimostra quanto la retorica sull’argomento giochi sulla confusione dei termini e spacci tutti gli omicidi di donne per femminicidi in senso stretto. Come detto in precedenza, neppure le Commissioni Parlamentari e i dati delle associazioni sono affidabili. Rimarrebbero i dati ufficiali Istat, se non fosse per un dettaglio: anch’essi trattano in generale degli omicidi di donne e non già dei femminicidi in senso stretto. E perché mai questa carenza, vista la grande attenzione sul tema? La risposta è semplice: esattamente come per gli infanticidi, i femminicidi sono talmente pochi che per fare una statistica seria mancano numeri assoluti. Se gli omicidi di donne non superano i 150 casi l’anno, ecco che i femminicidi veri e propri – che ne sono un sottogruppo – si attestano tra i 40 e i 50 casi l’anno. A svelarcelo sono i dati (parziali, relativi ai primi 9 mesi del 2018) della Polizia di Stato. Sono stati contati 32 femminicidi, nei primi 9 mesi del 2018. Calcolando un 25% in più si potrebbe arrivare esattamente a 40. Siccome la prudenza non è mai troppa, ipotizziamone pure 50. 50 è la metà di 100. Questo significa che due morti all’anno in più o in meno determinano una variazione del +/- 4%, che sarebbe statisticamente rilevante se non si basasse, appunto, su numeri di partenza così esigui, tanto da minare alla base la validità stessa di una statistica del genere. Per intenderci, sarebbe come pretendere di fare statistiche sul numero di terremoti mortali in Italia nell’arco di un anno, o ancora, sulle vittime di incidenti stradali a Malta che, per la cronaca, nel 2013 sono aumentate incredibilmente del 100% rispetto all’anno precedente passando, infatti, da 9 a 18. Per concludere, in Italia, non esiste alcuna “emergenza nazionale femminicidio”. I femminicidi sono ai minimi storici in Italia e nel mondo. Hanno raggiunto una quota talmente irrisoria da risultare quasi residuale. Dovremmo porci come esempio, invece ci autoflagelliamo e ci presentiamo a noi stessi e al mondo come un’eccezione negativa. È veramente paradossale. P.S: dopo la biografia dell’autore, i lettori troveranno tutti i link bibliografici a supporto delle tesi suggerite nell’articolo. Andreas Perugini articolo pubblicato da ildetonatore.it il 14/10/2020 https://www.ildetonatore.it/2020/10/14/lindagine-femminicidio-e-infanticidio-i-dati-reali-contro-la-propaganda-di-andreas-perugini/?fbclid=IwAR0-eN9pMishRT3Hu_NRYVoxdvM5_7FRGjm_t9moAAoAAe05gZIjZNhV6qs

  • Oltre la retorica del femminicidio

    Mattarella, sempre meno lucido, se ne esce con la frase che la violenza contro le donne è “un'aperta violazione dei diritti umani”, come se questa in Italia fosse istituzionale. Che senso ha un’affermazione di questo genere? I diritti umani sono una concezione politica-filosofica che fa riferimento giuridico alle costituzioni moderne. Nessuno parla di “violazione dei diritti umani” di fronte ai dati sulla criminalità. Al massimo se ne potrebbe parlare di fronte alla repressione poliziesca spiccia della criminalità. Partiamo dal presupposto che ormai quando si parla di violenza contro le donne si parla di femminicidi e in questi vengono conteggiati tutti gli omicidi di donne comprese ad es. quelle morte durante una rapina, tanto per inquinare l’informazione. I dati sono comunque i seguenti: dal 2000 al 2022 gli omicidi di donne si sono quasi dimezzati. 2022 104* 2021 119 2020 116 2019 111 2018 142 2017 133 2016 149 2015 142 2014 152 2013 179 2012 157 2000 199 Dopo l’ennesima inutile commissione bicamerale appena nominata sull’argomento, dopo le deliranti affermazioni su un’inesistente “emergenza nazionale”, ecco dunque la “violazione dei diritti umani”. Non sanno più cosa inventarsi di fronte a dati statistici inconfutabili che dal 1950 ad oggi non fanno che confermare un decremento di tutti i reati violenti compresi quindi anche il femminicidio inteso in qualunque accezione si voglia e che pongono l’Italia tra i paesi meno violenti in assoluto anche nei confronti delle donne. qui il mio articolo scritto due anni fa. https://www.ildetonatore.it/.../lindagine-femminicidio-e.../ *dato parziale Oltre la retorica del femminicidio di Andreas Perugini su Sfero Pubblicato il November 26, 2022 alle 4:09 PM

  • Manipolazioni statistiche in emergenza sanitaria

    Ogni giorno, da quasi un anno, i media, all’unisono, ci bombardano di dati relativi alla cosiddetta “curva del contagio” del covid-19. Questa viene determinata dall’esito dei tamponi fatti quotidianamente. Attraverso l’uso di tali dispositivi, viene quindi condotta una “indagine statistica campionaria”. Se il campione è rappresentativo, poche unità (100, 1000, 100.000…) risultano indicative dell’intera popolazione nazionale (circa 60 milioni). Se il campione invece non è corretto, il risultato è quello di una sovrastima o sottostima del fenomeno analizzato. Quindi, se ad es., per investigare quanti siano i contagiati dal covid, analizzassimo un campione composto da soli bambini, ecco che il nostro risultato risulterebbe sottostimato, in quanto sappiamo che i bambini sono poco soggetti a questo male. Se invece testassimo i soli anziani ricoverati nelle terapie intensive, ecco che quasi l’intera popolazione italiana sembrerebbe affetta da gravi sintomi relativi al virus in questione. Insomma, il campione deve essere equilibrato e non selezionato. Mantenendo le dovute differenze sociali, di sesso, età, residenza, ecc., dovrebbe essere inoltre quanto più possibile casuale. Tutto ciò premesso, è il caso di sottolineare come le statistiche che vengono commentate dagli esperti, somministrate giornalmente alle persone, e su cui si basano le decisioni del Governo relative alla salute dei cittadini (limitazioni di diritti e libertà individuali), sono invece totalmente sbagliate: in gergo tecnico sono “spazzatura”. Precisamente, raccolgono spazzatura in entrata e producono spazzatura in uscita. Ciò accade perché i tamponi sono somministrati non per fare statistica campionaria, bensì per isolare i focolai epidemici. Partono dai casi più gravi, come ad es. la persona che affetta da sintomi si presenta in pronto soccorso per fare un tampone (i volontari per questo tipo di statistica sono da evitare come la peste), per allargarsi al gruppo dei contatti stretti (anche i gruppi sono da evitare). Insomma, così facendo vengono prodotti grafici statistici sulla base di una metodologia che viola i principi cardine di questo tipo di indagine: il campione non è casuale, ma assolutamente selezionato. Così facendo si sovrastima in modo a dir poco clamoroso l’incidenza della malattia sulla popolazione. L’uso strumentale dei tamponi sta alla base delle scelte governative che solo apparentemente avrebbero un avallo tecnico/scientifico, mentre risultano invece squisitamente politiche e del tutto prive di tale giustificazione. Per mesi mi sono chiesto come fosse possibile che l’ultima ruota del carro all’ISTAT, qual è il sottoscritto, fosse il solo ad accorgersi di tale macroscopica distorsione dei dati. La realtà è che, invece, anche altri, ai vertici, hanno denunciato la situazione, ma col medesimo risultato: essere ignorati. A 10 mesi di distanza, il 17 ottobre, gli ex Presidenti dell’ISTAT, Giorgio Alleva e Alberto Zuliani, sono tornati a chiedere, dalle pagine del “Corriere della Sera”, una campionatura sulla reale diffusione del virus in Italia. L’Associazione Luca Coscioni, attiva a livello internazionale a tutela del diritto alla Scienza e alla Salute, aveva da subito rilanciato quella richiesta sollecitando una risposta da parte del Governo, che però non è mai arrivata. Alleva e Zuliani chiedono oggi “un campione probabilistico quindicinale anche di poche migliaia di unità’” che avrebbe un valore informativo di grande utilità, a un costo relativamente molto basso. Esso potrebbe dare grande forza ai numeri e al dibattito corrente, fornire un fondamento migliore alle decisioni delle istituzioni preposte e impegnare a un rispetto più convinto i destinatari, cittadini e imprese. Molto diplomaticamente, i due chiedono un uso corretto delle statistiche, ma ciò è del tutto inutile. In base a un uso strumentale dei tamponi e a quello distorto delle statistiche, si arriva a produrre paradossi come il tasso di letalità che passa dall’iniziale 32%, al 27%, al 12% ed, infine, all’attuale 0,9%. La virologa Capua, a inizio epidemia, ha ipotizzato che quello reale si sarebbe attestato intorno allo 0,0X%. Inutile sottolineare che, se le statistiche fossero prodotte come si deve, il tasso difficilmente subirebbe tali macroscopici slittamenti in assenza di una cura definitiva. Esso cambia non solo perché migliorano, seppur di poco, le cure, ma soprattutto perché prima i tamponi venivano fatti solo o quasi ai casi gravi, mentre oggi sono più a tappeto benché sempre mirati. Inoltre, sempre paradossalmente se si fa un uso distorto della statistica, quanto più il sistema dei controlli sanitari è efficiente, tanto più la situazione sanitaria risulterà fuori controllo: più focolai vengono individuati e più aumenta la curva del contagio e dell’indice RT. Lo denuncia indirettamente la stessa Provincia Autonoma di Bolzano che, prima di cadere in disgrazia ed essere classificata come “zona rossa”, con l’ordinanza nr 42 del 13/10/2020, premette: “In riferimento al quadro complessivo dell’andamento epidemiologico nella provincia di Bolzano per infezione SARS-CoV-2, si registra un moderato incremento dei casi di positività, ascrivibile tuttavia principalmente al considerevole numero di test effettuati, anche con modalità di screening di gruppi a rischio. Che tradotto significa che i casi aumentano perché aumentano i tamponi mirati ai focolai. Anche le ultime misure di limitazione contenute nel nuovo DCPM sono state giustificate da Conte, durante il question time alla Camera, citando la ormai famigerata “curva del contagio”. “Siamo consapevoli – ha osservato – che sono misure severe, ma necessarie a contenere i contagi. Diversamente la curva epidiemiologica è destinata a sfuggirci completamente di mano”. Di recente, si è iniziato a parlare anche di aumento dell’indice RTche registrerebbe la capacità di un individuo di infettarne altri. Se è superiore a 1, la malattia si diffonde. Inferiore a 1, l’epidemia è destinata ad esaurirsi. Ebbene, un ingenuo potrebbe addirittura pensare che l’indice venga stabilito mappando i contatti del malato. In realtà, ancora una volta, viene prodotto dal semplice rapporto dei contagiati di oggi con quelli di ieri. Ovvero, in base ai tamponi. E siamo punto a capo. Qualcuno potrebbe, comunque, obiettare: “Ma le terapie intensive sono al collasso! Ecco perché sono necessarie le misure del Governo!”. A parte che quest’ultimo non giustifica la sua azione con quei dati, a oggi le terapie intensive sono occupate per una media del 18-20%. La curva dell’occupazione delle TI è in aumento? È naturale lo sia, perché storicamente, a gennaio, abbiamo le terapie intensive al collasso, da anni. Quindi, in assenza di specifiche statistiche che dimostrino una discrepanza tra i dati attuali e quelli degli anni scorsi relativi ai mesi di novembre e dicembre, sarei portato a desumere che, se il 10 gennaio le TI sono al collasso, a questo ci si arriva progressivamente a partire da novembre-dicembre. Per concludere, una considerazione. Anche se fosse – e non è – che le TI oggi sono al collasso, hanno avuto mesi e mesi per correre ai ripari ed evitarlo. E altri mesi ci sono da qui a gennaio. Le decisioni del governo, basate in realtà sulla fantomatica curva del contagio e non sulla situazione delle TI, pertanto, rimangono squisitamente politiche e non supportate da alcuna evidenza scientifica o tecnica. Andreas Perugini articolo del 11/11/2020 pubblicato da Il Detonatore http://www.ildetonatore.it/2020/11/04/leditoriale-il-governo-non-ha-capito-niente-della-curva-del-contagio-di-andreas-perugini/

  • I sedicenti moderati sono i più fanatici di tutti

    L'emergenza pandemica prima, e la guerra ucraina poi, ci hanno ampiamente dimostrato come non solo la dicotomia destra/sinistra sia del tutto superata, ma che lo è anche quella moderato/estremista. I sedicenti democratici e i sedicenti liberali sono stati in prima linea sulle posizioni più intransigenti e violente. Cito solo un personaggio: Maurizio Molinari, direttore de LaRepubblica giornale di riferimento dei cosiddetti “progressisti” e secondo quotidiano nazionale per tiratura. Ecco, per due anni Molinari in modo molto pacato ha esternato senza soluzione di continuità concetti aberranti e reazionari, direi “cripto-fascisti”. Per lui i cosiddetti “novax" andavano incarcerati come terroristi. I moderati in generale si sono rivelati i più fanatici sostenitori della repressione e della limitazione dei diritti e delle libertà individuali, e i più fanatici sostenitori della guerra. Anche contro la Russia hanno utilizzato il razzismo nello stile di linguaggio. Che siano di centro-sinistra o di centro-destra il fanatismo atlantista li ha accomunati indissolubilmente. Dall'estrema destra all'estrema sinistra contrariamente sono emerse le posizioni meno fanatiche e più riflessive: no alla guerra, no alla repressione del dissenso e alla compressione dei diritti. Io stesso mi sono trovato a condividere le riflessioni di Rizzo o di Veneziani mentre dall'altra si alzava il latrato delle mute di cani rabbiosi. Ad imperitura memoria, ecco qui una breve sintesi di alcune perle di saggezza di alcuni di questi esponenti del pensiero unico politicamente corretto o dell'italica intellighenzia: - “Campi di sterminio per chi non si vaccina” Giuseppe Gigantino, cardiologo - “Mi divertirei a vederli morire come mosche” Andrea Scanzi, giornalista - “Se fosse per me costruirei anche due camere a gas” Marianna Rubino, medico - “I cani possono sempre entrare. Solo voi, come è giusto, resterete fuori” Sebastiano Messina, giornalista - “Vagoni separati per non vaccinati” Mauro Felicori, assessore - “Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile” Stefano Feltri, giornalista - “I no vax fuori dai luoghi pubblici” Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana - “Potrebbe essere utile che quelli che scelgono di non vaccinarsi andassero in giro con un cartello al collo” Angelo Giovannini, sindaco di Bomporto - “Stiamo aspettando che i no vax si estinguano da soli” Paolo Guzzanti, giornalista - “Verranno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa come dei sorci” Roberto Burioni, virologo. - “Non chiamateli no vax, chiamateli col loro nome: delinquenti” Alessia Morani, deputato - “Vorrei un virus che ti mangia gli organi in dieci minuti riducendoti a una poltiglia verdastra che sta in un bicchiere per vedere quanti inflessibili no-vax restano al mondo” Selvaggia Lucarelli, giornalista - “I rider devono sputare nel loro cibo” David Parenzo, giornalista - “I loro inviti a non vaccinarsi sono inviti a morire” Mario Draghi, Presidente del Consiglio - “Gli metterò le sonde necessarie nei soliti posti, lo farò con un pizzico di piacere in più” Cesare Manzini, infermiere - “Gli bucherò una decina di volte la solita vena facendo finta di non prenderla” Francesca Bertellotti, infermiera - “Provo un pesante odio verso i no vax” J-Ax, cantante - “Se riempiranno le terapie intensive mi impegnerò per staccare la spina” Carlotta Saporetti, infermiera - “Non siete vaccinati? Toglietevi dal cazzo!” Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia Romagna - “Un giorno faremo una pulizia etnica dei non vaccinati, come il governo ruandese ha sterminato i tutsi” Alfredo Faieta, giornalista - “Il greenpass ha l’obiettivo di schiacciare gli opportunisti ai minimi livelli” Renato Brunetta, ministro - “E’ giusto lasciarli morire per strada” Umberto Tognolli, medico - “Prego Dio affinché i non vaccinati si infettino tra loro e muoiano velocemente” Giovanni Spano, vicesindaco - “Bisogna essere duri e discriminare chi non si vaccina, in ospedale, a scuola, nei posti di lavoro” Filippo Maioli, medico - “Serve Bava Beccaris, vanno sfamati col piombo” Giuliano Cazzola, giornalista - “Mandategli i Carabinieri a casa” Luca Telese, giornalista - “Gli renderemo la vita difficile, sono pericolosi” Piepaolo Sileri, viceministro - "Li andremo a prendere per il collo" Lucia Annunziata, giornalista - “E’ possibile porre a loro carico una parte delle spese mediche, perché colpevoli di non essersi vaccinati” Sabino Cassese, costituzionalista - “Non sarà bello augurare la morte, ma qualcuno sentirà la mancanza dei novax?” Laura Cesaretti, giornalista - “Se arrivi in ospedale positivo, il Covid ti sembrerà una spa rispetto a quello che ti farò io” Vania Zavater, infermiera - “I novax sono i nostri talebani” Giovanni Toti, presidente regione Liguria - "I No-Vax? C'è lo zampino di Satana!" Don Gazzelli, parroco di Cessalto - "Se potessi creerei dei campi di concentramento per i Novax" Fausto di Marco, dirigente medico degli Ospedali riuniti Villa Sofia - “Sono dei criminali, vanno perseguitati come si fa con i mafiosi” Matteo Bassetti, infettivologo

  • Sovranismo e populismo VS globalismo e elitismo

    Vent'anni fa il movimento NO-GLOBAL è stato l'ultimo sussulto di dignità della sinistra. Dopo è seguita la totale deriva: accettazione acritica dei paradigmi della crescita infinita, del mercato globale, dello sfruttamento senza confini, del capitalismo come unico motore del mondo. Si sono svenduti i diritti dei popoli per garantire quelli delle masse. Si è esportata democrazia sotto forma di bombe e si sono importati schiavi sotto forma di pietà. La sedicente intellighenzia di sinistra ha rivelato una profonda stupidità e, ben lungi dall'interpretare quel ruolo di guida anche solo morale del popolo secondo il becero modello dello stato etico cui appartiene, ritirata nei salotti televisivi si è ridotta ad un imbarazzante scimmiottamento delle tragedie greche deliranti la fine della civiltà di fronte all'incendio di notre-dame o a inneggiare la sostituzione etnica per contrastare lo spopolamento del sud del paese di fronte ai barconi dei migranti africani. I sedicenti democratici oggi teorizzano lo sfruttamento delle masse africane per mantenere i privilegi del nostro fallimentare sistema economico-sociale. Tifano guerra per esportare la democrazia; snobbano l'operaio "ignorante e razzista" che ormai da decenni non li vota più. Come i cattolici che citano la Bibbia senza mai averla letta, così citano la Costituzione raccontata loro da qualche predicatore. Vorrebbero fare tacere con la forza chiunque non aderisca al pensiero unico politicamente corretto mantenendo come unico collante la teoria di un antifascismo formale in assenza di fascismo. Come descritto da Orwell si cimentano nell'esercizio della neo-lingua manipolando termini o storpiando il senso delle parole o ancora cancellando le nobili origini populiste che oggi rinnegano. Infine, un attimo dopo aver predicato il testamento biologico e la sacralità della libertà di cura dell'individuo arrivano a praticare le vaccinazioni massive, intensive e coercitive giustificandole con campagne mediatiche terroristiche a forza di allarmi di epidemie inesistenti, fomentati da fake news divulgate dai ministri in diretta tv nell'imbarazzante e complice silenzio dei vari ordini di medici e giornalisti. La sinistra oggi ha paura del popolo, vorrebbe l'abolizione del suffragio universale ed in fondo, altro non fa che agognare l'estinzione della nazione prima della sua. Oggi la dicotomia destra/sinistra risulta completamente priva di senso se non quello di reiterare il teatrino della politica partitica. Si tratta di categorie del '900. La nuova dicotomia è quella che vede contrapposte le idee sovraniste-populiste alle idee globaliste-elitiste.

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